Care concittadine e cari concittadini,

buon 1° agosto! Mi rallegro di poter festeggiare con voi qui al Ballenberg il 722° compleanno della madre Patria. In questo museo all’aperto viviamo un condensato di tradizione e vita Svizzera.

Più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere”. Questa frase dello statista Winston Churchill ben si addice al luogo in cui ci troviamo. Chi visita il Ballenberg ha l’opportunità di capire cosa è stata nel passato la Svizzera; dove e come vivevamo. È visibile a tutti che siamo uno Stato ricco di diversità, ma con valori fondamentali comuni che affondano le radici nella Storia della nostra gente e delle nostre tradizioni. Non abbiamo tutti la stessa identità culturale, non parliamo tutti la medesima lingua, le nostre città e le nostre campagne non sono tutte identiche. Siamo però tutti svizzeri. Orgogliosi di esserlo e di festeggiare insieme il Natale della Patria.

La pressione degli Stati intorno a noi è alta e il contesto internazionale è molto difficile. Ma il nostro futuro, la capacità di garantire qualità di vita e benessere alla popolazione e al territorio, sono anche e soprattutto nelle nostre mani.

Da qualche tempo ho l’impressione che il geniale progetto di “Willensnation” Svizzera sia messo a dura prova da una serie di proposte provenienti dagli svizzeri medesimi. Le differenti tipicità locali e l’autonomia locale così fortemente radicata nei Comuni sono considerate da taluni, elementi problematici, costosi e poco efficienti, da ridimensionare e, se possibile, da eliminare. Stiamo forse dimenticando chi siamo e come è fatta la Svizzera? La Svizzera sono le sue cittadine e i suoi cittadini; ognuno con le proprie peculiarità e con la propria identità locale.

Questa verità è stata il cardine attorno al quale è nato e si è costruito il nostro Paese, è il fondamento di una nazione cresciuta per volontà comune, a partire dal Patto federale del 1291 che siamo qui oggi a ricordare. Se dimentichiamo chi siamo, da dove veniamo e come siamo fatti, mettiamo in pericolo la stabilità e gli equilibri del nostro Paese. Le differenze, nella storia della Svizzera, sono state un collante e ci hanno permesso di restare uniti. Sono tuttavia in atto movimenti centrifughi e disgreganti. Si vuole uniformare le diversità presenti nella Confederazione, eliminare le differenze, alla ricerca di un’omogeneità irrispettosa della nostra storia. La Svizzera non è stata, non è, e non sarà mai uno Stato unitario. Cercare di rinchiuderla in questa forma che non le appartiene è contro la sua natura. È la negazione del nostro essere. Solo teoria e retorica? No, gentili signore ed egregi signori, non è questa la Svizzera che vogliamo. Non possiamo sottovalutare la situazione, che è preoccupante. Eccovi solo due esempi.

Pensiamo al multilinguismo svizzero che da ricchezza e tipicità sta diventando con il tempo un ostacolo. Le lingue nazionali sono oggi per taluni incoscienti un fardello costoso e non un’opportunità e una ricchezza. Il ruolo dell’italiano nella Svizzera moderna è vieppiù marginale. I tedescofoni si radicano sullo schwiizerdütsch e l’inglese. I romandi sono riluttanti nei confronti del tedesco e bistrattano l’italiano. E noi ticinesi dovremmo smettere di imparare il tedesco e il francese perché con l’inglese possiamo muoverci in Svizzera e nel mondo? Gentili signore ed egregi signori, questa è la negazione della Svizzera. Il plurilinguismo è un elemento chiave del nostro Paese. Sono ricorrenti le decisioni che lo mettono in serio pericolo. Per la Svizzera le 4 lingue sono una ricchezza, non un ostacolo e nemmeno un costo.

Pensiamo poi, quale altro esempio, alla varietà territoriale e geografica della Svizzera e alle infrastrutture che hanno unito le differenti regioni del nostro Paese. La Svizzera è un Paese capace di garantire pari opportunità di sviluppo ai suoi cittadini, così come equilibrio e solidarietà fra le diverse realtà, grazie a una rete di infrastrutture diffusa su tutto il territorio nazionale. Anche in questo ambito, noto purtroppo un crescente accentramento di progetti e miglioramenti solo verso le città e gli agglomerati, calamite di investimenti a scapito della Svizzera periferica e rurale. Facciamo attenzione, occorre investire e garantire equilibrio in tutte le regioni del Paese. Un eccessivo accentramento crea squilibri e dimentica una componente centrale del Paese. Valli e Comuni di montagna non sono e non devono divenire musei viventi.

Parlando di infrastrutture, come ticinese, devo lanciare sin d’ora un appello alla vostra solidarietà e responsabilità. L’intera Svizzera discuterà, e probabilmente voterà, nei prossimi due anni il completamente del tunnel autostradale del San Gottardo. A causa della necessità di un risanamento totale l’attuale galleria autostradale dovrà essere chiusa per oltre 3 anni. Confido nella capacità degli svizzeri di mostrare una volta di più che ogni regione del Paese è importante e merita pari dignità. Il Ticino non può restare senza collegamento autostradale. Pensare che AlpTransit e il solo collegamento ferroviario siano una sufficiente valvola di sfogo, e sostitutivi alla strada, è utopico, un’offesa per la nostra regione. Strada e ferrovia sono complementari e il Ticino, la sua economia e la sua gente, hanno bisogno di un collegamento autostradale costante con il resto del Paese. Care concittadine e cari concittadini, abbiamo bisogno della vostra solidarietà per realizzare il secondo tunnel autostradale, evidentemente senza aumentare la capacità di transito.

In conclusione, pensando agli esempi citati, vi invito a tenere in considerazione tutto l’anno che la diversità e la pluralità svizzere sono una ricchezza e un fattore chiave del successo del nostro Paese. La Svizzera è unica ed eccezionale, perché gli svizzeri sono uniti nelle diversità, solidali e federalisti. La Svizzera siamo noi con la volontà comune di vivere la nostra identità, coscienti della varietà e della complessità del nostro Paese. Costa qualche sforzo e qualche franco in più, non è sempre la soluzione più efficiente, ma è stata e sarà quella vincente!

Viva la Svizzera! Buon 1° d’agosto!