Ci può spiegare quale logica sta alla base di questa iniziativa che va a colpire proprio dei pilastri della nostra economia che hanno dimostrato di andare molto bene?
Personalmente non vedo nessuna logica razionale. Solo un approccio semplicistico che si concretizza in un titolo ammiccante che nella realtà rischia di compromettere totalmente l’attività di tre aziende molto importanti per il Paese: Posta, Swisscom e FFS. Le tre ex regie federali sono oggi aziende con azionariati differenti che pur muovendosi in un mercato libero devono per legge offrire servizi fondamentali a tutto il Paese e alla sua popolazione: il tanto citato servizio pubblico. Questa iniziativa vuole radicalmente cambiare il modello aziendale di queste tre realtà compromettendo seriamente la possibilità di offrire servizi di base fondamentali alla popolazione in ogni angolo del Paese al medesimo prezzo. Questa iniziativa più che “per” …è “contro” il servizio pubblico. Occorre leggere l’intero articolo costituzionale presentato e non solo il titolo.

Quali allora li critiche maggiori che lei rivolge al testo in votazione?
L’articolo costituzionale proposto (che poi andrà concretizzato in rigide leggi) esige che Posta, FFS e Swisscom non generino più utili, non lavorino per ottenere profitti, non finanzino trasversalmente al proprio interno diversi settori di attività (qualcosa che rende copre i costi di attività in perdita strutturale) e che i salari siano rigidamente bloccati. Per sfuggire a questo rigido e anacronistico corsetto si genererebbe una spinta difficile da controllare verso una privatizzazione totale delle aziende. A subirne le conseguenze sarebbero soprattutto i Cantoni periferici come il Ticino, e in generale le regioni discoste e non densamente abitate del Paese. Sarebbe totalmente compromesso il nostro modello solidale di equa offerta di prestazioni di base in ogni angolo del Paese. Senza utili le Swisscom non posso investire nelle nuove tecnologie e non avranno alcun interesse a offrire condizioni interessanti nelle valli. La Posta per finanziare la propria rete e l’offerta di base nelle valli e nei Cantoni periferici necessita di generare profitti nei centri. Le FFS devono offrire collegamenti in tutto il Paese, così come migliorare e sviluppare la rete anche dove la “massa critica” è scarsa, non solo gestire i treni “che rendono” tra i grandi centri della Svizzera tedesca.

Lei ha l’impressione che i cittadini abbiano sinora ben capito la posta in gioco?
Purtroppo temo di no. Il titolo è accattivante e fuorviante. Un’accettazione sarebbe oltremodo dannosa. A riprova della proposta insensata e “non svizzera” l’iniziativa è stata respinta, oltre dal Consiglio federale, anche all’unanimità da tutto il Parlamento. Tutti i deputati da destra a sinistra passando per il centro invitano a respingerla. Spero che i cittadini vadano oltre il titolo. Tutti noi siamo irritati dai costi per il roaming telefonico all’estero. Oppure ci lamentiamo per carenze d’offerta delle FFS o la trasformazione di un ufficio postale. Questi problemi vanno affrontati direttamente e non con questa iniziativa popolare che non risolve nulla; anzi peggiora solo la situazione.

L’anno scorso tra Posta e Swisscom la Confederazione ha incassato quasi 800mlioni di franchi. Anche per le casse federali sarebbe un bel salasso…
L’iniziativa creerebbe un importante ammanco per le casse della Confederazione; a pagare sarebbero i Cantoni e i cittadini. Queste aziende pagano imposte e generano entrate per lo Stato. Di fondo offrono servizi fondamentali in tutto il Paese in un’ottica federale e solidale. Se si trovassero nella situazione di dover cambiare modello aziendale, entrerebbero in grave difficoltà finanziaria. Conseguenze: prezzi dei biglietti e degli invii più alti, meno investimenti nelle reti e aumento delle tariffe.

Anche in Ticino ci potrebbero essere ripercussioni molto negative se dovesse passare questa iniziativa. Ci può dire in particolare che cosa capiterà anche da noi?
Tutti i Cantoni subirebbero ripercussioni negative. Una riduzione di personale e attività comporta tagli nel personale e sappiamo bene come nei servizi fondamentali i primi perdenti sono le piccole realtà. Vi sono in gioco centinaia di posti di lavoro, anche in Ticino. Soprattutto però cambierebbe ulteriormente, in peggio, l’offerta di prestazioni di base alla cittadinanza. Il servizio pubblico evolve, va adeguato alla realtà presente, va creata una dinamica concorrenziale con i privati, ma di fondo non va totalmente smantellato come pretende questa iniziativa.

Intervista a cura di GianMaria Pusterla, Giornale del Popolo, 25.05.2016