Firmo o non firmo? Dallo scorso aprile, quale capo-dicastero, ho ereditato il progetto e ritengo mio dovere informare la cittadinanza sugli argomenti che fondano questa riorganizzazione (non è una privatizzazione!) di un settore strategico dell’Amministrazione comunale: la distribuzione di elettricità e gas.
Se ne discute dagli anni ’90. Il Municipio è compatto: 7 su 7, tutti i Partiti. Il Consiglio comunale con 34 voti a 12 (2 astenuti) si è espresso in maniera netta. Siamo in regime di democrazia diretta, il referendum ci sta. Gli argomenti su cui si fonda paiono quantomeno fuori luogo e soprattutto nocivi per le finanze della Città (la riforma vale 5 punti percentuali di moltiplicatore!) e l’azienda.Le AIM, accanto all’erogazione di servizi (ad es. illuminazione pubblica) comprano e vendono corrente elettrica e gas. Ci si deve poter muovere rapidamente in un ambito commerciale fondato sul diritto privato. Il progetto è necessario per agire supportati da basi legali chiare garantendo energia al minor costo possibile. AIM potrà posizionarsi come azienda leader interagendo in progetti regionali (energie rinnovabili, consumo intelligente). Formalmente ci si muoverà nel diritto privato, nei fatti l’azienda sarà totalmente comunale. Affermare che si vuole vendere la proprietà è falso e utopico. In ogni caso ci sarebbe un voto popolare e prima non si vede perché Municipio e Consiglio comunale debbano e possano volere una tale vendita; non c’è mercato.
La forma della società anonima garantisce molta più trasparenza tra il perseguimento di obiettivi strategici (imposti dalla Città!) e l’operatività tecnica. Non per nulla in Ticino oltre il 70% dell’energia viene distribuita da aziende di diritto privato detenute dai Comuni (SES, AIL, AGE, AEM, CEF…SA).
Il 100% del capitale di AIM SA sarà della Città di Mendrisio (azioni nominative), come oggi una proprietà comunale. I membri del Consiglio di amministrazione sono scelti dal Consiglio Comunale (3) e dal Municipio (4). Il controllo pubblico è quindi totale: garantito dalla scelta dei rappresentanti negli organi della società, dalla facoltà di impartire istruzioni e direttive vincolanti, e dalla possibilità di destituire i consiglieri. Al legislativo saranno costantemente fornite informazioni sull’attività, sulla politica societaria, sull’andamento finanziario e sulla politica tariffaria. L’accusa di opacità è dunque assolutamente pretestuosa. Il Codice delle obbligazioni è chiaro, la Legge attuale, datata 1907, superata e insufficiente.
Quanto al tanto declamato “esempio di Bellinzona”: anche nella capitale si è in procinto di cambiare forma giuridica a conferma che l’attuale base legale è superata. La scelta “ente autonomo” è una “via solitaria” in un settore dove tutti gli altri agiscono nel diritto privato. La prevista azienda autonoma di diritto pubblico è per sua natura inadatta nel settore energetico della distribuzione, tanto che non vi sono grandi aziende strutturate in questa forma, pensata piuttosto per gestire infrastrutture (ad esempio sportive e turistiche) o attività coordinate a livello regionale.
Il lancio del referendum mette infine in pericolo un Contratto Collettivo di Lavoro costruito nel dettaglio insieme al Fronte unico sindacale (OCST + VPOD).  Il CCL – pienamente accettato dai sindacati – prevede la ripresa integrale di tutti i diritti e i doveri contenuti nel Regolamento dei dipendenti comunali e garantisce massima protezione ai dipendenti.