Auguri Svizzera! Care concittadine e cari concittadini, autorità presenti, signore e signori: buon 1° agosto.

La festa nazionale è un momento privilegiato e simbolico per riflettere e guardare al nostro Paese. La vostra presenza questa sera conferma il desiderio di condividere un momento di comunità e di celebrare la Festa nazionale: un evento simbolico che deve unire. Grazie per la partecipazione!

Come ogni Paese o comunità o famiglia, la Svizzera vive successi e insuccessi, incontra gioie e sofferenze, momenti positivi e criticità. Nel contesto internazionale siamo comunque privilegiati, nei primi posti di numerosi ranking internazionali, in molti aspetti fortunati e anche laddove vi sono difficoltà disponiamo di basi forti per attutirle. Siamo un modello di successo, dove non è tutto perfetto, ma dove vi sono le condizioni quadro per gestire le grandi sfide del presente. Non è tutto scontato o evidente, come taluni potrebbero pensare. Non è frutto del caso o del destino, ma è il risultato di un’opera secolare generata in larghissima misura dalle donne e dagli uomini che vivono questo Paese.

Ho quindi scelto di dedicare questa mia allocuzione alla componente fondamentale e vitale del nostro Paese: “a chi fa”, “a chi lavora e agisce”, “a chi opera al fronte e nelle retrovie in ogni ambito della nostra comunità”, “a chi dà”. Vorrei che da questa piazza partisse un pensiero collettivo e forte di gratitudine e stima a chi ha fatto e a chi fa la Svizzera. Il fare prima del proclamare, l’agire prima del parlare, il dare prima dell’esigere, il costruire piuttosto che il distruggere, il rispettare piuttosto che il denigrare.
La Svizzera è divenuta quanto oggi abbiamo il privilegio di vivere grazie all’intraprendenza e all’operosità di migliaia di concittadine e concittadini che hanno dato e agito, nella vita privata e in quella comunitaria, costruendo il nostro Paese. Guardavano avanti, di fronte anche a grandi difficoltà. Agivano, sbagliavano, riprovavano. Si sono assunti responsabilità. Cercavano soluzioni tramite compromessi e hanno anteposto la volontà di realizzare un progetto comune (la “Willensnation”) nel rispetto della pluralità elvetica, piuttosto che imporre un pensiero unico ed egemone.

Oggi come nel passato una maggioranza silente di concittadine e concittadini, lungo tutto il corso della vita, opera con un occhio di riguardo non solo al proprio benessere, ma anche a quello della comunità. Ognuno di voi presente questa sera; tanti vostri cari e le vostre famiglie: nel lavoro, nella vita privata, nel volontariato e nell’impegno pubblico. Il risultato è visibile a tutte e tutti: il frutto è la Svizzera! Il 1° agosto è l’occasione speciale per esprimere gratitudine e riconoscenza a chi ha fatto e a chi fa per il bene della Svizzera.

Pensiamo a chi fa impresa e offre servizi generando posti di lavoro e benessere; nonché a chi si occupa delle fasce più deboli e a chi tutela i lavoratori. Pensiamo a chi dedica ore al volontariato prestato in ogni ambito della nostra quotidianità: con i giovani, con gli anziani e con chi vive difficoltà. Pensiamo all’impegno in favore della sicurezza, non solo quella fisica di ordine pubblico e protezione del Paese, ma anche la sicurezza sociale e sanitaria. Pensiamo a chi opera professionalmente per lo Stato a ogni livello gestendo l’amministrazione del nostro Paese federalista e la formazione delle nuove generazioni. Pensiamo alle decine di migliaia di persone che si impegnano per la cosa pubblica nei Comuni, nei Cantoni e a livello federale con l’obiettivo di tenere viva e forte la democrazia elvetica. Sono solo alcuni esempi, non esaustivi, ma poggianti sull’elemento comune della voglia di fare e di dare per il Paese.

Quanti sono? Non lo so, tutto sommato non conta, sono tutti importanti per la collettività! Sono tuttavia certo che si tratta della maggioranza delle svizzere e degli svizzeri, che “fanno la Svizzera” e che oggi meritano un “grazie”! Ognuno con le proprie origini e con la propria cultura, spesso diverse, nel rispetto reciproco, valorizzando la pluralità. Come ben dice l’ultima frase del preambolo della Costituzione federale: “Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”.

Questa è la Svizzera a cui dedico il 1° agosto 2019. Siamo il Paese che fa delle differenze una ricchezza. Siamo il Paese dove la democrazia diretta distribuisce il potere e rende partecipe ogni cittadino. Siamo il Paese dove la libertà del singolo impone consapevolezza e responsabilità verso la comunità. Siamo il Paese dove non si impone ma si condivide, dando libertà di scelta e accettando di essere su un tema con la maggioranza mentre sull’altro in minoranza.

Citiamo spesso i valori svizzeri come elemento distintivo, quasi esclusivo. Di fatto pensando alla “Svizzera che fa”, valori quali la responsabilità, la solidarietà, la dedizione, il rispetto, la precisione, l’attenzione per le minoranze e la sussidiarietà, sono l’essenza – un’infinita energia rinnovabile – in cittadine e cittadine che operano quotidianamente.

Ogni medaglia ha due lati. Troviamo quindi anche chi solo critica, chi vive di passività e pretese, chi evoca diritti dimenticando i doveri, chi tende a dividere piuttosto che a unire. Penso sia una componente naturale di ogni comunità. A questi spero che il 1° agosto dia l’occasione per capire che la Svizzera è quanto noi oggi abbiamo il privilegio di vivere. Perché 728 anni fa i nostri Padri fondatori, e nel corso dei secoli tutti coloro i quali hanno dato, hanno compreso che per fare (a suo tempo difendersi) occorre unirsi e trovare elementi comuni per lavorare insieme. Ognuno con il proprio essere e il proprio vivere, ognuno con il proprio passato e presente, con la propria identità nel rispetto reciproco, con l’obiettivo di generare il meglio per sé e per la comunità.

Nel contesto internazionale la Svizzera è sotto pressione. Una gran parte degli attriti che viviamo è soprattutto dovuta alla netta differenza tra la nostra cultura di partecipazione attiva e diretta alla gestione e alla crescita del Paese, rispetto a Nazioni e organismi internazionali che hanno perso (o spesso non hanno) i valori centrali della democrazia, della responsabilità condivisa, della pluralità e del rispetto per le minoranze. Dove comandano in pochi e dove il cittadino ha perso il significato e il rispetto tra diritti e doveri, tra responsabilità e impegno, non si riesce a capire la Svizzera. Senza comprensione e rispetto, non può esserci dialogo.

A chi desidera dividerci – sia dall’esterno sia dall’interno fomentando paure e contrapposizioni – spero che la comunità dia una risposta fatta di responsabilità e unità, fatta di azione. Questo deve portare a unirci, a stare insieme e a compattarci. La Svizzera è la sua comunità: concittadine e concittadini che fanno e agiscono quotidianamente. Non esistono quelli autentici o quelli non autentici, i buoni o i cattivi: c’è chi fa e chi non fa. Non siamo spettacolari, non siamo riassumibili in tre parole, non siamo eclatanti. Una moltitudine di concittadine e concittadini genera impegno pratico e pragmatico, orientato alla costante ricerca di soluzioni percorribili per sé e per la comunità. Un impegno rispettoso delle varie forze in gioco, spesso quindi necessariamente fondato su compromessi. Un compromesso, ricordo, non significa avere una mezza proposta “buttata lì”, ma ottenere una soluzione ragionata che soddisfi la maggioranza e che rispetti la minoranza nell’interesse della comunità intera. Questo vale in politica tanto quanto in famiglia o in un’associazione. Sembra che stia passando di moda, ma la nostra storia di successo deve imporci di valorizzare e rafforzare questo approccio “del fare e del dare”.

Grazie per l’attenzione. Viva la Svizzera, viva il Ticino, viva Melano! Viva chi fa, grazie a tutte e tutti voi!

Allocuzione del 1° agosto 2019 – Comune di Melano