Stimati Presidente e Segretario generale, Stimato Presidente della sezione locale, Stimato Consigliere di Stato, Gentili signore delegate e stimati delegati, Gentili signore ed egregi signori,
è con piacere che ho accettato il gradito invito del TCS cantonale di portarvi un breve saluto all’inizio dei vostri lavori assembleari che quest’anno si tengono nella – permettetemi il “mia” – Mendrisio.
Mi rallegro di potervi portare qualche riflessione in apertura dei lavori. Toccherò in maniera rapida 3 tematiche che mi stanno a cuore: lo sviluppo delle infrastrutture, il nesso tra completamento del San Gottardo e Mendrisiotto e infine un appello su uno degli oggetti in votazione cantonale il prossimo 14 giugno. So che quest’ultimo tema sarà affrontato nel dettaglio anche dal Consigliere di Stato Claudio Zali.
Comincio sottolineando che sono decisamente preoccupato per la crescente conflittualità che contraddistingue il dibattitto politico e pubblico relativo allo sviluppo delle nostre infrastrutture di trasporto. Tutti vogliamo muoverci, tutti vogliamo una rete migliore e più performante, ma quando questi sviluppi toccano la propria realtà l’opposizione si fa subito agguerrita. Vogliamo strade e ferrovie, basta che passino lontano da noi. Difficile accontentare tutti in un comprensorio come il Ticino. Mi rammarico che la Svizzera (e in special modo il Ticino, quale Cantone ponte tra sud e nord) stiano dimenticando di essere cresciuti e di essersi sviluppati grazie alle infrastrutture di trasporto, sia pubblico sia privato. Strada e ferrovia hanno modellato il nostro Cantone. Strada e ferrovia sono stati elementi fondamentali per lo sviluppo economico, ma anche sociale del nostro territorio. Hanno portato attività economiche, insediamenti, anche disagi, ma questi devono essere gestiti e non utilizzati per bloccare il tutto.
Attualmente una crescente cerchia di politici e cittadini mette in contrapposizione i due vettori principali della nostra mobilità, l’automobile e il treno. Questo mi preoccupa. Strada e ferrovia non vanno messe in contrapposizione. Sono complementari e solo insieme permettono uno sviluppo equilibrato e completo. Una dinamica di competizione porta a mio giudizio a indebolire entrambe le realtà. Questo in un momento in cui il nostro Paese dovrebbe avere il coraggio e la spinta ideale di investire nel rinnovo e nel miglioramento della propria rete infrastrutturale. Spero che l’approccio cambi e si ritrovi lo slancio necessario. Senza infrastrutture moderne, siamo tagliati fuori! Nel Mendrisiotto in primis servono investimenti su entrambi i fronti. Avete visto tutti arrivando a Mendrisio i lavori per il nuovo svincolo autostradale (oltre 100 milioni). A corto termine dovranno essere seguiti da importanti investimenti anche nelle strade cantonali e ad un miglioramento del trasporto pubblico da e verso Lugano, come in quello da e verso l’Italia. Se non ci organizziamo, anche con i famigerati P&R, vivremo sempre più in una regione di immobilità e non di mobilità.
Un progetto di fondamentale importanza per l’intera Svizzera è il completamento del tunnel autostradale del San Gottardo. La situazione e il progetto sono noti a tutti. Non voglio ripetermi. Tra l’altro ringrazio ancora la Sezione del Mendrisiotto che nell’ottobre scorso ha organizzato – con coraggio e precisione – qui a Mendrisio un riuscito dibattito che ha permesso di approfondire il tema e ha mobilitato un buon pubblico. Spesso, troppo spesso, in maniera stereotipata si afferma che il progetto del Consiglio federale, approvato dal Parlamento e ora oggetto di uno scontato referendum, rappresenta una grave minaccia per il Mendrisio. Riprendendo le parole dei contrari: “il raddoppio sposta e acuisce i problemi nel Mendrisiotto”. Affermazione errata e infondata. Affermazione utilizzata per infondere paura. Si sfruttano gli attuali problemi (gravi!) del Mendrisiotto per combattere un progetto che vedrà la luce fra 10 anni. Riprendendo una nota pubblicità: “non sono mica scemo”.
Come noto, il tunnel dovrà essere completamente risanato attorno al 2025 per migliorarne la sicurezza e adattare la struttura alle direttive vigenti. Se non sarà precedentemente realizzata una seconda canna sostitutiva, i lavori comporteranno una chiusura totale di circa 1’000 giorni.
Pochi – anche tra i referendisti – hanno il coraggio di parlare apertamente di cosa succederà in caso di un NO del Popolo. Il tunnel andrà comunque risanato e la chiusura di 1000 giorni sarà realtà. Cosa succederà? Per la gestione del traffico pesante le autorità federali propongono la creazione di una navetta da Biasca a Rynächt (nei pressi di Erstfeld), ossia di un’autostrada viaggiante su cui caricare tutti i camion in transito; poco meno di 1 milione. Il progetto è controverso, tanto che da parte urana è già partita una raccolta di firme per evitare l’occupazione del sedime necessario alla struttura. Ma soprattutto appaiono illogici sia il costo della struttura sia la durata di vita della navetta che a detta della Confederazione sarà totalmente smantellata terminati i lavori di risanamento del tunnel stradale del San Gottardo (3 anni). Il terminale prevede sei binari, più strade d’accesso, aree di sosta per 75 camion (equivalente del carico di tre navette) e impianti tecnici per un totale di circa 78’000 m2, più aree d’attesa per circa 3 km sulla corsia d’emergenza della A2. Una superficie totale di oltre 11 campi da calcio. Una zona attiva almeno 18-19 ore al giorno.
L’investimento complessivo è stimato attorno al miliardo di franchi. Ma le domande di fondo, alle quali non viene data risposta e alle quali si cerca di sviare, sono:
– la struttura sarà veramente smontata dopo la riapertura del tunnel oppure – con l’argomento dell’ingente investimento realizzato – sarà mantenuta? In questo modo non si vanifica il trasferimento del traffico merci dalla strada alla ferrovia sul percorso Chiasso-Biasca? Il Ticino viene tranciato orizzontalmente in due?
– Ipotizzando che le navette funzionino, si terrà nel cassetto il completamento di AlpTransit a sud di Lugano e il Mendrisiotto sarà definitivamente condannato e invaso dal traffico pesante?
– Chi pensa di proporre una soluzione ecologica con le navette in partenza da Biasca sta invece dimenticando l’intero Ticino e progettando soprattutto un Mendrisiotto ancora più inquinato? A subirne le conseguenze saranno il Mendrisiotto, il Luganese, il Bellinzonese e la Riviera.
In conclusione, i cittadini del Mendrisiotto continueranno ad avere i camion! Inoltre il San Bernardino collasserebbe. La politica di trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia, sostenuta dal sottoscritto e da chi chiede di evitare l’isolamento del Ticino, deve cominciare a sud di Chiasso e alleggerire tutto l’asse autostradale ticinese. L’autostrada viaggiante Biasca-Rynächt rappresenta quindi una condanna definitiva per il Mendrisiotto e non solo.
Se poi guardiamo le cifre nude e crude, di fronte ad un passaggio di circa 65’000 autoveicoli al giorno a Maroggia sotto il San Gottardo ne passano 17’000 (1 auto su 4 è di transito). Il traffico del Mendrisiotto è locale e frontaliero, non legato al San Gottardo. Significativo in quest’ottica è l’aumento negli ultimi 20 anni: se al San Gottardo ad inizio anni ‘90 erano quasi 16’000 passaggi giornalieri, oggi siamo stagnati a 17’000. L’aumento è quasi nullo. A Maroggia da 38’000 negli anni ‘90 si è andati a 64’000; quasi il doppio. Il traffico è locale ed è aumentato qui. Il San Gottardo non c’entra nulla. Sono fatti, non tesi politiche.
Realizzando infine una struttura con due tubi monocorsia, non avremo un aumento della capacità di transito, nel rispetto della Costituzione federale e nel rispetto del Mendrisiotto. Per cambiare questo ci vorrà eventualmente una votazione popolare obbligatoria che necessiterà, essendo costituzionale, la doppia maggioranza di popolo e cantoni. E’ scorretto non credere alla realtà istituzionale del nostro Paese. Non si cambiano le regole dalla sera alla mattina.
Per favore, guardiamo al problema della chiusura del San Gottardo in maniera oggettiva e non emozionale o ideologia. Isolare il Ticino per 3 anni è irresponsabile e insostenibile! I temi sono ancora molti altri, ma non mi dilungo in questa sede. La campagna sarà molto lunga, il voto dovrebbe essere il 28 febbraio 2016.
In conclusione un appunto – so che ne parlerà anche il Consigliere Zali – sulla votazione cantonale del 14 giugno prossimo sulla modifica della tassa di circolazione (detta comunemente “ecoincentivi”). Ho preso atto con grande piacere e soddisfazione che il TCS sostiene ampiamente la riforma. Dal 2012 ho il piacere di essere il vicepresidente dell’associazione nazionale per la mobilità elettrica. Lasciatemi dire che tanta Svizzera guarda ora al Ticino. Nello spirito di un federalismo nel quale i Cantoni devono sperimentare riforme, quanto ha la possibilità di approvare il Ticino rappresenta una significativa novità che interessa anche ad altre regioni del Paese. In aggiunta – fatto non sempre evidente – se il progetto parte, la Confederazione metterà a disposizione – in maniera sussidiaria – un cospicuo importo finanziario. Non lasciamocelo scappare. La riforma chiama alla cassa il cittadino in maniera molto limitata (7 CHF in media per 3 anni dal 2016), ma crea una dinamica di miglioramento del parco veicoli cantonale e di conseguenza una mobilità più sostenibile. I famigerati 7 CHF generale un effetto volano di 16 milioni. Un passo verso la mobilità elettrica, realtà da tempo nota a Mendrisio, e ora pronta a imporsi con forza. Basta guardare fuori dalla Svizzera per vedere che l’onda sta arrivando. Prepariamoci per prenderla, affinché il Ticino sia da esempio per tutta la Svizzera.
Auguro costruttivi lavori assembleari e saluto tutti voi molto cordialmente. Grazie per l’invito e grazie per l’attenzione. Buona serata.

Assemblea TCS Ticino – 19 maggio 2015, Mendrisio