Esiste un legame molto stretto fra politica, mondo del lavoro e formazione. Chi si occupa di politica, a qualsiasi livello, sa che per fare l’interesse del cittadino bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Insieme al popolo siamo gli artigiani della democrazia e operiamo per garantire alla Svizzera le condizioni quadro per essere un Paese di successo. Molti sono gli elementi che nel nostro agire quotidiano ci accomunano e per questo ho accolto con grande piacere l’invito a scrivere alcune riflessioni sul vostro bollettino “SPAI News”.

Un mondo del lavoro più competitivo
Inizio con un aneddoto. Berna è lontana dal Ticino. Politicamente a volte, senza dubbio dal profilo geografico. Per esercitare al meglio il mandato che i cittadini e le cittadine ci hanno conferito è necessario essere presenti, attivi su più fronti, magari facendo avanti e indietro più volte durante la settimana. Di norma percorro il lungo tragitto in treno. Mi permette di lavorare, di non preoccuparmi del traffico e di arrivare – quasi sempre – puntuale. Il viaggio rappresenta però anche un’occasione per confrontarmi con la gente. Di tanto in tanto mi capita di seguire i discorsi delle ragazze e dei ragazzi che prendono il treno per andare a scuola o al lavoro. Apprendisti, studenti, giovani impiegati. A volte, purtroppo, anche giovani disoccupati. C’è chi mi riconosce e nasce un dialogo costruttivo. Le domande dei giovani sanno essere più insidiose di quelle dei giornalisti. Sono schietti e vanno dritti al punto. Molti si preoccupano per il loro futuro. Leggono e sentono parlare di stranieri e frontalieri che secondo alcuni “rubano il lavoro”. Raccontano le loro esperienze. Una ragazza un giorno mi ha detto di non aver fatto la scelta giusta, forse per soddisfare le aspettative dei suoi genitori, e che nonostante avesse superato i vent’anni aveva dovuto ricominciare tutto da capo intraprendendo un apprendistato. Di storie come la sua ce ne sono diverse. La flessibilità, anche nel mondo della formazione e del lavoro, è diventata la parola chiave della nostra epoca. È finito il tempo in cui bastava imparare un mestiere che si praticava poi per tutta la vita. Oggi bisogna sapersi muovere e adattare continuamente in un mercato del lavoro sempre più difficile e competitivo.

Solide basi per il futuro
In questo contesto di forte mutazione la formazione professionale, nel nostro “sistema duale”, rappresenta una solida base di partenza; una grande opportunità invidiata e copiata da numerosi altri Paesi. I giovani ticinesi sembrano suddividersi equamente fra chi opta per una formazione professionale e chi sceglie di seguire il percorso in una scuola medio superiore. Pochissimi, fortunatamente, sono coloro che abbandonano la formazione. In Ticino la formazione professionale rimane però ancora meno gettonata rispetto alla Svizzera tedesca nonostante gli sbocchi non manchino. Basta guardarsi attorno per comprendere il potenziale di questo percorso. C’è chi dopo un apprendistato prosegue con una maturità professionale per poi frequentare una scuola universitaria professionale oppure chi passa a una maturità professionale dopo un periodo lavorativo post-apprendistato. Strade che sanno portare lontano. Lontanissimo. Gli esempi sono molti. Il più famoso è forse quello di Sergio Ermotti che ha iniziato come giovane apprendista allo sportello di una banca luganese e oggi è il numero uno mondiale di UBS. Una bella storia di successo, non iniziata all’università ma con l’apprendistato!

Orientarsi, scoprire e formarsi
Nella scelta di un giovane concorrono diversi fattori. Un ruolo importante lo gioca l’orientamento professionale. Servono servizi capaci di fornire informazioni aggiornate sul mercato del lavoro tenendo conto in particolare delle evoluzioni sul lungo termine e sullo sviluppo del mercato stesso. Per un orientamento efficace occorre conoscere il potenziale delle singole realtà economiche e bisogna sapere interagire con il mondo della scuola affinché nessuno venga discriminato, in particolare limitandosi alla valutazione delle scelte effettuate durante la scuola dell’obbligo e le note finali. Il nostro Paese e la nostra economia devono poter contare su giovani motivati, capaci di muoversi nel mondo del lavoro, ma nel contempo mettere in atto tutte le misure necessarie ad accompagnarli e formarli per dare al lavoro quel valore aggiunto che riesce a fare la differenza.

Un elemento basilare del sistema economico
La formazione professionale è una sfida continua per la politica. Un investimento che rappresenta un’opportunità per il futuro, ma che nel presente è già un elemento fondamentale del nostro sistema economico. Permette a un giovane di maturare nel mondo del lavoro e di viverlo attivamente dall’interno. Fa crescere l’attitudine all’imprenditorialità e porta nuova linfa alla nostra economia. Se pensiamo al contesto internazionale fra gli elementi chiave del successo della Svizzera troviamo la democrazia, certo, ma anche la stabilità economica garantita dalle oltre 550’000 piccole medie imprese – ovvero tutte le aziende con meno di 250 collaboratori – che danno lavoro a quasi 3 milioni di persone generando un indotto miliardario. Pensiamo poi alle numerosissime start-up, molte delle quali lanciate da giovani imprenditori attivi nei settori del futuro come   le energie rinnovabili e le nuove tecnologie. In un contesto internazionale difficile, con una moneta forte che frena le esportazioni, la nostra economia ha bisogno di valore aggiunto. Di valore umano. Di collaboratori e collaboratrici formati e motivati. La formazione professionale garantisce queste risorse. Il nostro benessere è generato da un’economia sana. Ne beneficiamo tutti ed è importante continuare a lavorare insieme in questa direzione.

ospite sul giornale di sede della Scuola professionale artigianale industriale di LocarnoSPAI_News.

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