Nell’ambito della sicurezza pubblica ci sono misure utili ed efficaci, mentre altre sono puramente declamatorie. Purtroppo quest’ultime comportano spesso grande burocrazia e pochi risultati concreti. Accanto a numerose modifiche sensate – come ad esempio lo scambio di informazioni tra i autorità militari, penali e di polizia o la messa in rete dei registri cantonali – questa revisione comprende la proposta di registrazione obbligatoria a posteriori di tutte le armi da fuoco non dichiarate. Avremmo in questo modo maggiore sicurezza?La piccola e grande criminalità registrerebbe le proprie armi? Un’arma registrata non potrebbe essere comunque essere utilizzata per gesti folli? Quali conseguenze per il mondo del tiro sportivo, della caccia e del collezionismo? Domande a cui i promotori della registrazione a posteriori rispondono in maniera insoddisfacente.
La registrazione a posteriori di tutte le armi da fuoco presenti nel Paese (anche di quella storica appesa sopra il caminetto al grotto o nel rustico ai monti) è una misura sproporzionata e inutile, con effetti anche potenzialmente controproducenti. L’onere amministrativo per i Cantoni sarà molto ingente e il non rispetto prevede sanzioni nei confronti dei cittadini che non ottemperano l’obbligo. Una follia, una misura totalmente sproporzionata.
Chi vuole commettere atti criminosi con un’arma da fuoco tendenzialmente non la registrerà, subordinatamente agirà comunque. In aggiunta, ritendendo possibile avere una registrazione completa, si creerà la falsa speranza di conoscere ogni arma presente sul nostro territorio. A detta dei promotori ciò dovrebbe migliorare l’azione della polizia. Una tesi smentita e confutata da chi opera al fronte. In ogni intervento di Polizia occorre prevedere l’esistenza di pericoli e l’eventuale conoscenza anticipata di un’arma da fuoco non influenza in maniera sostanziale l’operato di un agente. La prudenza è sempre di rigore, non tutto può essere conosciuto e non tutte le informazioni sono complete.
La registrazione è fuori misura. Creerà false speranze e false interpretazioni. Chi utilizza armi in maniera inappropriata non si fermerà di fronte a questa legge e chi deve garantire la sicurezza nel Paese non agirà in funzione di informazioni raccolte in un registro. A dimostrazione che nemmeno i sostenitori della misura credono nella sua efficacia, il tempo di attuazione è stato allungato da due a quattro anni. Inutile, poiché la misura va (per restare nel linguaggio della presente revisione) fucilata tout court stralciando gli articoli art. 34 capoverso 1 lett Ibis e l’art. 42b. Il Gruppo PPD sostiene il resto del messaggio che migliora il sistema e va a chiudere importanti lacune emerse negli scorsi anni.

Intervento in Consiglio Nazionale a nome del Gruppo PPD, 05.05.2015