La strada da San Giovanni e Piazzetta Borella, la spina dorsale del nucleo storico del Borgo, è un elemento significativo, direi quasi emozionale, per tutti colori i quali sono nati e cresciuti a Mendrisio. È un dato oggettivo: il nucleo si sta lentamente, ma spero non inesorabilmente, spegnendo. Rispetto a un paio di decenni orsono a livello ottico l’impatto è notevolmente migliorato con la riattazione da parte di numerosi privati di quasi la totalità degli edifici e il rifacimento pregiato della pavimentazione da parte del Comune. Nei prossimi anni andrà trovata una soluzione per Piazza del Ponte vero e proprio anello di congiungimento. Non basta creare una piazza vuota (Piazza del sole a Bellinzona docet). Serve un luogo vivo che abbia un influsso positivo sia sulla vita dei residenti sia su chi nella zona ha attività economiche, penso ai ritrovi pubblici e ai commerci. D’altro canto, con la chiusura prima dello Jelmoli, poi della Manor e con la realizzazione di Piazzale alla Valle si è innescata una dinamica complessa da spiegare ma soprattutto da comprendere. Smettiamola di dare la “colpa” esclusivamente al comparto di San Martino, gli sviluppi citati hanno avuto certamente un effetto maggiore. In aggiunta guardiamo agli altri centri urbani del Cantone, la tendenza è diffusa. Il turismo (Lugano e Locarno) o tradizioni forti (il mercato a Bellinzona) mitigano forse il fenomeno che tuttavia è una realmente comune a tante città.
Per tutte le attività commerciali insediate nel nucleo la vita è oggi molto difficile, il baricentro della città si è spostato verso il basso. Resistono le realtà storiche, vi è grande volatilità, il vuoto è purtroppo realtà. Gli edifici sono prevalentemente residenziali, si cerca tranquillità nel centro cittadino. Gli spazi commerciali sono pochi e faticano ad avere sufficiente clientela. Gli uffici e i servizi creano movimento, ma solo negli orari di lavoro. I ritrovi pubblici stentano e, in larga misura, hanno perso l’identità locale passata. Vi sono eccezioni che fioriscono, ma sono mosche bianche. Le associazioni di categoria, penso ai commercianti, sono pieni di buone iniziative. Non mancano le grandi occasioni, penso ai numerosi eventi pubblici nei weekend, ma questi sono picchi che non creano dinamiche durature. Il nuovo Centro culturale La Filanda porterà di certo un impulso, ma non immediato. Nel futuro prossimo occorrerà interrogarsi e comprendere in che misura privato ed ente pubblico potranno creare, in maniera sussidiaria, nuove dinamiche positive. Non voglio pensare che il lento spegnimento sia incontrovertibile. Il sussidiamento di realtà mirate creerebbe distorsioni, sostegni a tempo limitato sono palliativi e creano volatilità. Il Comune da solo non può fare molto, ma deve certamente porsi il quesito e stimolare ogni azione possibile. Serve un impulso corale. Spero che nel futuro prossimo il Municipio possa creare un gruppo di lavoro misto per riflettere sulla situazione, per sviluppare idee e progetti con tutti gli interessati. Mi piace pensare ad un nucleo – da Piazzetta Borella a San Giovanni – che vive con e per i cittadini di Mendrisio, il giorno e la sera, con i giovani e con chi ha visto la Città crescere.