Questa iniziativa popolare è un grande e pericoloso inganno. Gli argomenti portati a sostegno della rescissione incondizionata della libera circolazione e di fatto degli accordi bilaterali con l’Unione europea sono dei problemi presenti, in alcune situazioni anche gravi, ma la soluzione non sta nel gettare totalmente al vento le relazioni tra la Svizzera e la Comunità europea. A causa della clausola ghigliottina non è infatti possibile disdire un accordo soltanto. L’accettazione dell’iniziativa farebbe quindi cadere tutto il pacchetto di accordi conclusi nel 1999 precludendoci l’accesso al nostro principale mercato.
Il dumping salariale, la disoccupazione e sottooccupazione, il degrado in alcuni settori del mondo del lavoro sono problemi, una realtà presente, da risolvere, non da strumentalizzare a fini politici. Rescindendo la libera circolazione non avremmo salari più alti e i disoccupati ticinesi non troverebbero un lavoro, né domani né fra 2 anni. Anzi, il danno economico che provocherebbe la caduta dei bilaterali ci renderebbe tutti più deboli e precari. Quanto affermato da anni ed entrato nella retorica di tanti, è privo di fondamento: i problemi che viviamo li ha generati l’evoluzione economica e sociale, l’irresponsabilità di taluni padroni e direttori di azienda, l’irresponsabilità di alcuni cittadini, la trasformazione in corso nel terziario che in passato ci ha abituati a decenni di benessere.
La via bilaterale è uno strumento non un fine e con essa anche la libera circolazione. Utilizziamola a nostro favore e non contro!La soluzione sta nel rafforzare le regole nel mercato del lavoro, rafforzando il partenariato sociale. Sta nello sradicare le mele marce e nel dire: in Svizzera non si fa così! In Svizzera non si lavora così! Le misure di accompagnamento – fatte di regole salariali e di controlli – possono essere applicate con maggiore rigore ed intensità. Altri Cantoni lo fanno, perché in Ticino no? Proprio chi propone di gettare la Svizzera in un limbo, si oppone costantemente al rafforzamento e al miglioramento degli strumenti utili a mantenere sano il mercato del lavoro.
In maniera furbesca e irresponsabile l’iniziativa chiede di ritrattare l’accordo prima di disdirlo. Le cittadine e i cittadini svizzeri e ticinesi non sono mica scemi. Basta guardare all’attuale situazione della Gran Bretagna. Londra vorrebbe, come ha fatto la Svizzera, concludere degli accordi bilaterali con Bruxelles, ma non ci riesce. Per stare fuori dall’UE bisogna avere degli accordi con la Comunità. Non c’è ambito della nostra quotidianità – quando compriamo un libro o una medicina, quando lavoriamo e andiamo in vacanza – che non è parte di una dinamica tra la Svizzera e i Paesi circostanti.
Vogliamo davvero fare sprofondare l’intera Svizzera nella stessa situazione di Londra? A che pro? Noi i bilaterali li abbiamo, lavoriamo per risolvere i problemi, perché questo è possibile. L’isolazionismo totale è utopia. L’idea promossa da taluni di avere singoli accordi con singoli Stati è pura fantasia. Lo dimostrano i rapporti con l’Italia e la Francia, per ogni questione spinosa (pensiamo all’attività bancaria o alla sicurezza lungo il confine), le singole capitali rimandano a Bruxelles. Non c’è alcun margine, si sono uniti e anche se traballano fortemente, nei prossimi anni staranno uniti. L’idea di vivere “con altri” è nuovamente fantasia; prendete una cartina geografica e analizzate il quadro dell’import/export.
Di fatto, accettando l’iniziativa si tornerebbe alla discussione sull’opportunità/possibilità di aderire all’UE; una follia assurda, il PPD è assolutamente contrario. Se facciamo cadere i bilaterali, non sarà più possibile ricostruirne di nuovi. I vari Paesi europei lo dicono chiaramente da anni. È un ricatto? Forse, ma è legittimo dal loro punto di vista.
Rispondiamo con fierezza e pragmatismo. Diciamo che ci teniamo stretto quanto abbiamo, lo miglioriamo a tutela dei nostri interessi e della nostra sovranità, e risolviamo i pressanti problemi che affliggono alcuni settori della nostra economia. Per dire “prima i nostri” servono responsabilità e fatti concreti, non disdire la libera circolazione e con essa automaticamente tutti gli altri accordi che ci permettono un accesso al nostro principale mercato di riferimento.

Intervento in Consiglio Nazionale, 16.09.2019