Questa manifestazione, magistralmente organizzata dall’amico Salvatore Maria Fares, è un’occasione privilegiata per uscire dal vortice della quotidianità dell’attività politica e di dedicarci ad un approfondimento e a una riflessione su principi cardine del nostro operare e del nostro Stato. Mi pare che sia palese a tutti la tendenza ad una politica sempre più orientata – forse limitata? – al dibattito (alla controversia) d’attualità, all’esclusiva ricerca di una soluzione del problema quotidiano. Il corto termine predomina nettamente e crescentemente. Il quotidiano, soprattutto nel modello federalista e di milizia svizzero, è determinato dalla “Realpolitik”. Con pragmatismo, evitando approcci eccessivamente ideologici, si ricercano consenso e una maggioranza utile su ogni singolo dossier. Un approccio pratico e orientato alla soluzione. Cambiano costantemente le alleanze e le maggioranze.

Se consideriamo inoltre la crescente mediatizzazione e spettacolarizzazione della politica e dei suoi attori (politici o uomini/donne immagine?) non possiamo che ammettere laconicamente che la politica delle idee, la dialettica sui principi e sui valori chiave del nostro Stato, sono oggi – purtroppo – ai margini del dibattito. Non per questo sono secondari, ma la citata spettacolarizzazione mette in secondo piano le riflessioni di fondo e il dibattito sui principi e sui valori chiave.

La cultura e la tutela della libertà nella vita politica” è il titolo dato al convegno e in apertura, quale tesi, mi permetto di affermare che tra le democrazie occidentali la Svizzera è quella in cui la Libertà trova la sua massima realizzazione. Altrimenti detto, non vi è democrazia nell’occidente in cui sia nel sistema (nelle strutture e nei processi ad ogni livello) sia nei suoi attori (cittadini-politici, politica di milizia) vi è una tale diffusione e presenza di Libertà pari alla Svizzera; purtroppo oggi spesso nemmeno più percepita da ampie parti di popolazione. La Svizzera, sia passata sia moderna, è un Paese nel quale il funzionamento e l’esistenza medesima, nella loro unicità e peculiarità, sono preservati da valori chiave fortemente intrisi di libertà. Le quattro culture storiche che si distinguono tra loro principalmente per le quattro lingue nazionali, nonché differenti tradizioni, usi e costumi, sono elementi di per sé disgreganti. Invece da 165 anni siamo uno Stato. Permettetemi qualche riflessione a riguardo proprio perché, quella quotidianità (o Realpolitik) citata ci porta troppo spesso a misconoscere il reale valore, la reale presenza di Libertà (non misurabile empiricamente) nel nostro sistema. Vi è quasi una tendenza al disfattismo. Ma attenzione, modificare l’attuale sistema significa modellare, ridurre temo, la Libertà del cittadino e di riflesso dello Stato.

Il sistema democratico, per essere tale, si fonda sul principio stesso della Libertà. Laddove essa viene a mancare lo stesso non può esistere. La Storia, anche dell’ultimo secolo, ci dimostra quali ne sono le conseguenze. Scriveva don Luigi Sturzo durante une delle epoche più buie per la democrazia, cito: “La libertà è come l’aria: si vive nell’aria; se l’aria è viziata, si soffre; se l’aria è insufficiente, si soffoca; se l’aria manca, si muore”. La mancanza di Libertà soffoca l’essere umano.

Già due secoli prima lo storico e filosofo scozzese, David Hume, definiva Libertà, cito, come: “il potere di agire o non agire”. Definizione interessante anche nella Svizzera moderna.

In questo mio breve intervento cercherò di capire con voi dov’è la Libertà nel modello svizzero. Non voglio prendere esempio da singole Leggi. Desidero guardare in maniera schematica le nostre istituzioni e il sistema dagli occhi del cittadino, oggi offuscati dalla quotidianità della politica spettacolo. Quest’ultimo è in Svizzera libero di partecipare, di impegnarsi in prima persona, di seguire, di informarsi tramite i media. Siamo ad un livello diametralmente opposto a quanto citato da Sturzo, parimenti, riprendendo Hume, cittadine e cittadini svizzeri hanno grandi margini per agire.

La Libertà in Svizzera sta nei diritti popolari della democrazia diretta e nella democrazia rappresentativa. A partire dal livello istituzionale locale, il Comune, passando per il Cantone, fino allo Stato centrale, il Parlamento federale. Sui tre livelli, il cittadino-politico, raramente professionista e senza privilegi particolari, si impegna e partecipa. Elegge e si fa eleggere. Il sistema è complesso, ma straordinario. Accanto ad una società civile e a corpi intermedi sviluppati e attivi, le istituzioni garantiscono una partecipazione di milizia estremamente diffusa che crea equilibrio nel nostro Stato tanto eterogeneo, quanto complesso. Penso alle migliaia di cittadine e cittadini che in un Paese di otto milioni di abitanti si dedicano a titolo volontario e non professionista alla cosa pubblica; dal consiglio comunale (o assemblea comunale) su fino al Parlamento federale. Un condensato di partecipazione e Libertà che non ha eguali.

Accanto alla partecipazione diretta e attiva al fronte abbiamo quattro fine settimana all’anno in cui siamo chiamati ad esprimerci al voto su iniziative popolari e referendum. Ad una media di tre oggetti per turno ogni anno il cittadino svizzero (scegliendo liberamente di partecipare o meno; purtroppo sempre meno) vota su di una dozzina di progetti legislativi federali. Aggiungendo poi quanto si muove a livello cantonale e comunale la cifra aumenta almeno di un terzo. Il sistema garantisce quindi una Libertà estremamente diffusa, fonte di responsabilità per ogni singolo cittadino.

Personalmente temo che ci stiamo dimenticando del valore e dell’unicità della nostra realtà, relativizzando eccessivamente i principi della democrazia partecipativa e diretta, dimenticando il significato di impegno di milizia. Chiaro che ad ogni occasione scaturiscono una maggioranza ed una minoranza, c’è chi gioisce e chi si lamenta. Una volta si vince, quella dopo si può perdere. Ma attenzione, soprattutto nella sconfitta o a seguito di un dibattito accesso, a non esagerare e a mettere in discussione l’esistenza stessa del sistema (es. maggiore professionismo, limitazione dei diritti popolari, adattamento a processi UE). Ne va della Libertà. In quest’ottica rilevo un crescente disagio nei confronti di chi è attore del sistema, forse amplificato dai media, ma certamente presente. Si parla di scollatura tra cittadino e politica dimenticando che nel sistema svizzero ogni cittadino è chiamato ad essere parte integrante del processo politico; anche se lo desidera non risulta “disgiunto”. Non posso che auspicare un maggiore coinvolgimento attivo, anche nei corpi intermedi, da parte di chi oggi si sente penalizzato dalle decisioni o lamenta un’evoluzione inadatta alla propria realtà. In Svizzera non dovremmo realmente lamentarci dell’andamento dello Stato, poiché siamo parte determinante dello Stato; sia nel caso sosteniamo le proposte istituzionali, sia nel caso in cui lanciamo le avversiamo.

Ma la Libertà non è solo democrazia diretta e democrazia partecipativa. Anche nel federalismo e nell’autodeterminazione locale vi è una componente primaria di Libertà. Penso al federalismo inteso come garanzia di autonomia locale per i Comuni e i Cantoni, ma anche all’organizzazione bicamerale del nostro Parlamento, con il Consiglio degli Stati e la maggioranza di Popolo e Cantoni nelle modifiche di rango costituzionale.

L’autodeterminazione di un grande numero di livelli istituzionali garantisce Libertà al sistema e ai cittadini. Contrariamente a Stati centralisti e dirigisti, quali ed esempio la Francia, il nostro modello svizzero, nella sua estrema complessità, garantisce un rispetto particolare per la Libertà. La presenza solo sussidiaria della Confederazione, quale Stato centrale, ha permesso negli anni di preservare, anche se oggi è sotto pressione, un’ampia sovranità locale (fisco, polizia, educazione). Ne ha tratto beneficio tutto il sistema e di conseguenza il cittadino. E’ forse azzardato affermarlo, certamente non dovuto esclusivamente a questo motivo, ma l’attuale ottima posizione socioeconomica della Svizzera nel contesto internazionale (primeggiamo in tutti i ranking) è da attribuire anche alla Libertà delle proprie strutture istituzionali. Abbiamo problemi da risolvere, grandi sfide aperte, ma il modello svizzero è vincente.

Diversamente da altri sistemi, quello elvetico ripartisce quindi la responsabilità di decisioni su più livelli e garantisce Libertà ad un numero esteso di cittadini. Mettendo in relazione questa realtà con le considerazioni iniziali relative ad una politica sempre più orientata al quotidiano, credo che la forza futura della Svizzera dipenda in ampia misura anche dalla capacità di mantenere alti valori di Libertà nelle proprie istituzioni e nell’organizzazione del sistema.

La Svizzera si trova in un contesto difficile sia nel suo posizionamento internazionale sia nel suo sviluppo interno. Non mi addentro nelle questioni internazionali che meriterebbero un convegno a sé. Tuttavia, prima di affermarsi nello scacchiere geopolitico internazionale, la Svizzera deve riuscire a coltivare e a rafforzare la propria coesione interna, capace di mantenerne elevata la capacità di crescere. Le forze disgregative bloccano. Per farlo credo si debba garantire un impegno a tutela della Libertà nella Realpolitik quotidiana. Senza libertà nelle istituzioni non si garantisce pluralismo, senza pluralismo e rispetto per la diversità non c’è Svizzera. La Libertà è quindi, a mio giudizio, un collante per la coesione nazionale messa a dura prova dallo sviluppo della nostra società. E in una Willensnation, una nazione nata per volontà malgrado le diversità, una buona coesione nazionale è premessa fondamentale per vincere le sfide internazionali.

In conclusione, riprendendo la tesi iniziale secondo cui il modello politico e istituzionale svizzero è un condensato di Libertà, non posso che auspicare una presa di coscienza generale a favore dei valori chiave del nostro sistema. Dobbiamo preservarne la Libertà, sia nelle strutture sia nei processi, per lo Stato medesimo e per il singolo cittadino. Vedo con preoccupazione talune derive volte a rendere omogenea la Svizzera (es. questione linguistica), standardizzando meccanismi e regole (es. fiscalità), riducendo l’autonomia locale (es. leggi federali e norme costituzionali), marginalizzando le minoranze e privando il cittadino della propria responsabilità civile e sociale. Dinamiche che non portano alcun beneficio, ma che al contrario, riducono la Libertà e di conseguenza mettono in seria difficoltà il nostro Paese. Il fine ultimo è garantire il benessere e la qualità di vita di tutta la popolazione. Sono convinto che disponiamo delle condizioni quadro per continuare sulla via di successo che contraddistingue il modello svizzero nel contesto internazionale.

Intevento al convegno “La cultura e la tutela della libertà nella vita politica”,  Lugano, 9 novembre 2013.