La recente polemica che ha coinvolto il gruppo farmaceutico BENU – intenzionato per questioni di strategia aziendale a rinunciare alla formazione di apprendisti – ha portato all’attenzione mediatica l’importanza dell’apprendistato e della formazione aziendale. Formare giovani leve nel proprio settore è una necessità, oggi troppo spesso dimenticata e sottovalutata. Un mercato del lavoro che non forma giovani, che non crea forza lavoro per il domani, è destinato a regredire o dovrà per forza affidarsi sempre di più a personale proveniente dall’estero. Sotto questo aspetto la Svizzera è particolarmente esposta al problema, soprattutto se consideriamo il tessuto economico ancora florido rispetto ai Paesi Europei, una popolazione sempre più anziana e di conseguenza un insufficiente ricambio generazionale. A questa costellazione si aggiunge inoltre la cronica assenza di personale formato in alcune discipline, penso ad esempio all’ingegneria specialistica.

Nel frattempo la polemica è rientrata e il gruppo BENU, mostrando responsabilità sociale, ha garantito che nei prossimi anni terminerà la formazione delle apprendiste di farmacia attualmente alle sue dipendenze e, data l’opportunità, ne recluterà altre. Il segnale è positivo e costruttivo. Teniamo comunque alta la guardia.

In termini generali risulta evidente che il tessuto economico cantonale, ma anche nazionale, è mutato e sta evolvendo con grande rapidità. Penso alla diffusione di una cultura aziendale imparagonabile a quella di alcuni decenni orsono e alla mancanza di responsabilità sociale da parte di taluni imprenditori. Ma anche i cittadini e le nuove generazioni, senza voler generalizzare, evidenziano un approccio cambiato nei confronti dell’impegno professionale. Fare paragoni assoluti sul lungo periodo è impossibile. L’odierna situazione è nuova e fortemente condizionata dall’internazionalizzazione dei modi di fare e di pensare, la globalizzazione del lavoro e della comunicazione. Opporsi di principio a questa tendenza risulta praticamente impossibile, ma è fondamentale riflettere e adattare le condizioni quadro della propria realtà ai mutamenti in corso.

Malgrado questa evoluzione del quadro globale, resteranno fondamentali gli approcci e i contesti locali. Il Ticino, comprensorio economicamente in rapido sviluppo, strategicamente ben posizionato in Europa, ma attualmente fortemente esposto alla crisi istituzionale e economica dell’Italia e soprattutto della Lombardia, ha l’assoluta necessità di preservare gli equilibri del proprio tessuto economico. Nello specifico è fondamentale preservare una cultura aziendale sana, attenta alle proprie responsabilità, aperta al dialogo con le parti sociali e, non da ultimo, impegnata a formare le prossime generazioni. Sottrarsi a questo impegno confidando nell’impegno altrui è irresponsabile. Fare affidamento esclusivamente sull’immigrazione è insostenibile. Formare apprendisti è un investimento per la collettività.

Opinione pubblicata su La Regione Ticino, 30.01.2014