L’obbligo generale di prestare servizio militare, ma non solo anche di protezione civile e di servizio civile, è un elemento importante del tessuto sociale nazionale. L’esercito, fondato su di un sistema di milizia, è radicato e vissuto nel Popolo. È un elemento di identità e di coesione nazionale capace di superare e unire le barriere linguistiche e culturali.

Il Consiglio nazionale ha cominciato a discutere ieri l’iniziativa popolare federale «Sì all’abolizione del servizio militare obbligatorio» che propone l’abolizione dell’obbligo generale di prestare servizio militare.

Il Consiglio federale si è già espresso in maniera inequivocabile contro questa proposta e la discussione al Nazionale conferma questa tendenza (ndr. il voto è previsto nella giornata di oggi).

È evidente, l’obiettivo finale, ben celato dagli iniziativisti, il “Gruppo per una Svizzera senza esercito”, è storico: abolire e smantellare l’esercito. Proposte simili tornano ogni paio d’anni ma -con responsabilità e rispetto per lo Stato- sia le Istituzioni sia il Popolo le rifiutano con forza.

Personalmente ritengo che l’iniziativa vada respinta su tutta la linea, si tratta infatti di un nuovo affronto all’esercito svizzero di milizia. L’obbligo generale di prestare servizio militare – o protezione civile o servizio civile – per i cittadini svizzeri va mantenuto e consolidato. La società e le sfide per il nostro Paese mutano costantemente, il servizio militare e l’organizzazione dell’esercito devono adattarsi agli sviluppi, ma in ogni caso la Svizzera necessita di forze armate moderne e funzionali.

Senza servizio militare obbligatorio è utopico disporre di un esercito funzionante soprattutto nell’ambito degli impieghi a favore della popolazione (catastrofi e grandi eventi). E’ una proposta inconsistente e pericolosa, ma soprattutto è un affronto a un valore fondamentale per il successo globale della Svizzera: la milizia, intesa come impegno non professionista. Il cittadino che mette a disposizione della comunità le sue competenze, le sue forze e parte del suo tempo. Senza milizia la Svizzera non può avere un esercito. Il professionismo, per altro escluso dagli iniziativisti, non è un’alternativa sostenibile, sia finanziariamente sia concretamente. Traslando il concetto in altri ambiti importanti della società, senza milizia, non funzionerebbe la gestione della cosa pubblica, non avremmo corpi pompieri diffusi capillarmente in tutto il Paese, non avremmo servizi di autoambulanza efficaci, ecc. L’impegno miliziano del cittadino permette alla Svizzera di avere forze di intervento composte da un effettivo allargato, con competenze civili variegate e a costi sopportabili. L’attuale sistema va dunque adattato alle necessità odierne, ma un suo smantellamento rappresenta un pericolo, senza che vi siano reali alternative praticabili.

Il Ticino ha infine un rapporto storico e privilegiato con l’esercito. Le forze armate sono un elemento importante dell’economia nazionale, anche e soprattutto nelle zone alpine e periferiche. Solo in Ticino lavorano per l’esercito circa 750 persone con una massa salariale di oltre 68 milioni di franchi; le scuole reclute e i corsi di ripetizione garantiscono circa 380’000 pernottamenti l’anno e, se ipotizziamo un costo minimo di 50 franchi a persona al giorno, l’esercito nel nostro Cantone crea un ulteriore indotto di oltre 19 milioni.

Nel 2013 toccherà al Popolo esprimersi sulla proposta e sin d’ora mi permetto di invitare a un NO all’abolizione dell’obbligo generale di prestare servizio.