Il referendum contro la nuova Legge sul servizio informazioni della Confederazione è prettamente ideologico, fondato su paure del passato e non riconosce l’attuale contesto internazionale. Nell’odierna società della comunicazione virtuale e della mobilità totale, lo Stato deve disporre di un efficiente ed efficace dispositivo di protezione da gravi minacce. Il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) adotta misure preventive nell’ambito dello spionaggio e segnala situazioni pericolose alle autorità di perseguimento penale (polizia e ministero pubblico). Il SIC agisce solo preventivamente nella raccolta di informazioni e nella sorveglianza in ambiti chiaramente codificati: il terrorismo, lo spionaggio, la proliferazione atomica e gli attacchi a infrastrutture critiche.
Non vi è nessuna possibilità di “seguire” ogni cittadino per ogni piccolezza. Questa nuova Legge pone basi legali chiare e moderne per il SIC, in linea con gli standard di intelligence moderni. Restare al passato significa esporre il Paese a gravi pericoli. La Svizzera non è un’isola felice staccata dal mondo. Se non eleviamo il livello di controllo, come i Paesi attorno al nostro, rischiamo di diventare un “porto” dove tutto è possibile e nulla è controllato.Gli ambiti d’azione sono estremamente limitati e controllati. Si tratta di minacce definite. Una moderna attività informativa preventiva risulta quanto mai fondamentale. L’odierna base legale è totalmente superata e insufficiente. Il SIC può ascoltare discretamente una conversazione nella hall di un albergo, ma non nel caso gli ospiti salgano in stanza. In aggiunta non è permesso controllare computer e canali di comunicazione virtuale. Assurdo. Il SIC deve, in casi estremamente sensibili e pericolosi, poter sorvegliare la corrispondenza postale e il traffico delle telecomunicazioni, cosi come impiegare apparecchi tecnologici di sorveglianza, ad esempio nel web.
Qualsiasi mandato di esplorazione via cavo necessiterà dell’autorizzazione del Tribunale amministrativo federale, del consigliere federale responsabile del Dipartimento, nonché della Delegazione Sicurezza del consiglio federale (tre consiglieri federali!). Un sistema di autorizzazione rigido ed esteso su tre livelli (quasi eccessivo, ma tipicamente svizzero). Non dimentichiamo poi che il SIC sottostà a una rigida sorveglianza sia parlamentare sia esterna.
Il testo messo in votazione ha trovato un rispettoso compromesso tra la protezione della sfera privata dei cittadini e la necessaria attività di sorveglianza preventiva. Non agire in nome della privacy assoluta del cittadino, significa mettere in pericolo la sicurezza nazionale.
Questo referendum è totalmente fuori luogo e fuori tempo. Non per nulla, in queste settimane, con mezzi e possibilità molto limitate, il SIC sta controllando almeno una decina di persone rientrate da zone di conflitto con possibili finalità jihadiste. Non chiudiamo gli occhi e non enfatizziamo tesi prettamente ideologiche. La “sorveglianza di Stato” è fantasia dei referendisti. SI alla nuova Legge sulla attività informative della Confederazione.

Opinione pubblicata su Giornale del Popolo, 06.09.2016