L’acquisto di nuovi aerei per l’Esercito rappresenta storicamente un momento di confronto acceso. Si punta il dito sugli aeroplani, ma la discussione ha conseguenze dirette più ampie. Si attaccano gli aeromobili, uno dei simboli di una forza armata. In realtà si vuole destabilizzare l’intero sistema. Un no all’acquisto dei 22 Gripen sarebbe un atto di irresponsabilità e superficialità. Evidentemente è politicamente più facile criticare i nuovi aerei piuttosto che posizionarsi in maniera razionale e responsabile a favore dell’acquisto. Capisco lo scetticismo di molti, legittimo e difficile da eliminare totalmente. Considerata l’importanza del voto è tuttavia fondamentale approfondire e rispondere ad alcune domande chiave.
La Svizzera ha bisogno di nuovi aerei militari? Lo spazio aereo va controllato. Questo compito può assolverlo solo l’Esercito. Non dimentichiamoci che siamo al centro dell’Europa. Come chiediamo più poliziotti per presidiare il territorio, non possiamo permetterci di lasciare sguarnita la terza dimensione. Sopra le nostre teste passano oltre settecentomila aerei all’anno e settimanalmente l’aeronautica militare deve intervenire per compiti di polizia aerea. La collaborazione internazionale esiste ed è buona, ma per collaborare bisogna avere aerei da mettere a disposizione. Collaborare non significa delegare. Ad oggi inoltre non ci sono alternative da terra. Un drone non può svolgere tutto quanto fa un aereo pilotato da un professionista.
Perché 22 Gripen? Perché dobbiamo sostituire 54 Tiger che risalgono al 1978 (!). Aerei totalmente superati, con costi enormi di manutenzione, pericolosi, inutilizzabili con il brutto tempo e di notte. Chi circola ancora con una macchina del 1978? O chi telefona con un apparecchio di allora? Gli aerei sono strumenti ad alta tecnologia. Il livello tecnologico del 2018, data di consegna dei primi Gripen, non sarà quello di trent’anni fa. Con 22 nuovi aerei ne sostituiremo 54 che saranno tolti dal servizio.
Ma non bastano i rimanenti 32 F/A 18 acquistati negli anni Novanta? No, non sono sufficienti. È una questione di responsabilità e di fiducia nei tecnici. Chi si occupa della sicurezza del nostro spazio aereo ritiene necessario completare la flotta con 22 aerei aggiuntivi (in totale ne avremo 54, non centinaia!). Si è scelto il Gripen, aereo valutato per dieci anni, dai tecnici e non dai politici. Il mezzo giusto ad un costo ragionevole, capace di assolvere i vari compiti di polizia aerea e di sicurezza per i prossimi trent’anni.
Nota ironica: in queste settimane tanti politici e commentatori si ergono a tecnici aeronautici e strateghi militari; stop alla tuttologia, stiamo parlando di sicurezza nazionale!
La sicurezza ha un costo e i 22 nuovi Gripen costeranno 3,126 miliardi. Una cifra importante che va tuttavia contestualizzata. Si tratta di un fondo, finanziato dal budget ordinario dell’Esercito con 300 milioni all’anno per dieci anni (2014-2024). Non si sottrarranno quindi risorse finanziarie ad altri ambiti. L’Esercito medesimo dovrà fare uno sforzo e trovare ogni anno nelle proprie casse questo importo per alimentare il fondo. La cifra è quindi sostenibile. Rappresenta il cinque per mille del budget annuale dello Stato e non va messa in contrapposizione ad altre spese della Confederazione.
E infine diciamolo chiaramente: chi vuole abbattere il Gripen, di fondo ritiene inutile l’Esercito medesimo. Un abbattimento del Gripen rappresenterebbe un chiaro indebolimento della sicurezza nazionale. Il controllo dello spazio aereo non sarebbe garantito a lungo termine.
Non ci sono alternative. Guardando a cosa succede nell’Est dell’Europa e all’espansione del terrorismo radicale, invito cittadine e cittadini a dire sì all’acquisto dei 22 nuovi aerei. La Svizzera deve proteggere il proprio spazio aereo. Con la sicurezza non si scherza!

Opinione pubblicata su Corriere del Ticino, 23.04.2014