L’iniziativa popolare che propone di elimi­nare l’obbligo di presta­re servizio militare, in votazione popolare il prossimo 22 settembre, rappresenta il classico pugno diretto e abil­mente piazzato nel ven­tre. L’avversario si pie­ga, si blocca incapace di frapporre resistenza e con un successivo facile colpo cade irrimediabilmente a terra.

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito, promotore dell’iniziativa, ha un obiettivo chiaro, esplicitato nel nome medesimo dell’or­ganizzazione. Senza remore e alternative, vuo­le una Svizzera senza esercito. Lo scopo dell’i­niziativa non è dunque quello di partecipare alla discussione sull’evoluzione (logica!) dell’e­sercito e sull’adattamento del servizio alle mu­tate condizioni della società svizzera e inter­nazionale. Eliminando l’obbligo di servizio, i promotori dell’iniziativa vogliono mandare in crisi tutto il sistema, rendendo in seguito più facile il raggiungimento dell’obiettivo prima­rio: azzerarlo! Un abile e furbesco colpo al ventre che spiana la strada al colpo finale, conquista di un’utopia pacifista e pericolosa.
L’iniziativa non presenta un’alternativa prati­cabile e finanziabile. L’idea di un esercito com­posto unicamente da soldati volontari è una pura illusione, facile da vendere, impossibile da concretizzare. L’odierno sistema va costan­temente migliorato e adattato al contesto ge­nerale. Penso alla conciliabilità tra studi e scuola reclute, così come tra lavoro e corsi di ripetizione. Si devono e si possono migliorare le condizioni quadro, adattare gli impieghi ed utilizzare le risorse in maniera più efficace ed efficiente. Tutto è perfettibile, ci mancherebbe, anche l’esercito e in questo senso la discussione è aperta. Riguardo alle problematiche citate, l’iniziativa non propone tuttavia soluzioni. Il rischio concreto è un sensibile – irrimedia­bile! – peggioramento della situazione, con un esercito incapace di trovare le risorse umane e finanziarie sufficienti a garantire gli impieghi primari. Fondamentali, perché la Svizzera, come ogni altro Paese, ha biso­gno di un esercito. Non esiste solo la guerra, utopicamente negata dai movimenti pacifi­sti, l’esercito, nella Svizzera moderna, è indi­spensabile per innumerevoli impieghi di si­curezza, di sostegno e di protezione della popolazione e della natura. Servizi al citta­dino e al Paese che nessun’altra organizza­zione può garantire come l’esercito.
L’unica reale alternativa, sottaciuta dagli iniziativisti, è un esercito professionista. Pe­ricoloso e inopportuno. Una tale organizza­zione è irrispettosa del sistema di milizia elvetico, molto più costosa, incapace di ga­rantire la moltitudine di servizi oggi presta­ti e soprattutto inutile, perché in ogni occa­sione o troppo piccola o troppo grande. L’i­niziativa popolare del Gruppo per una Sviz­zera senza esercito va respinta con forza. Non facciamoci trarre in inganno.

Opinione pubblicata su Corriere del Ticino, 30.08.2013