(opinione su Corriere del Ticino, 28.05.2011)

Il Consiglio federale ha deciso mercoledì che la Svizzera abbandonerà gradualmente l’energia nucleare. Pragmatismo e concretezza hanno prevalso sull’ideologia. Le centrali nucleari esistenti dovranno essere disattivate solo alla fine del loro ciclo di vita e non saranno in seguito sostituite.
L’energia nucleare è oggi una fonte assolutamente indispensabile. Fornisce elettricità a prezzi bassi, senza produrre CO2. Le centrali nucleari svizzere sono sicure, non vanno quindi chiuse domani. Dobbiamo con forza respingere gli spauracchi e la facile demagogia rosso-verde. È irresponsabile portare il nostro Paese in una situazione di palese ammanco e di totale dipendenza dall’estero. Con il conseguente aumento dei prezzi per famiglie e aziende.
Dopo i recenti avvenimenti, era tuttavia lecito e responsabile disegnare una strategia a lungo termine volta a portare il nostro Paese a dotarsi di un approvvigionamento sicuro e indipendente. Sia in termini di protezione della popolazione e dell’ambiente sia in effettiva disponibilità di energia per i bisogni del nostro Paese. Siamo una società divoratrice d’energia. Un fatto indiscutibile. Una tendenza che difficilmente sarà arrestata a medio termine.


La costruzione di nuove centrali necessiterà di investimenti miliardari con lo scenario di un aumento dei costi di produzione e di vendita. Nel contempo le energie rinnovabili diventano (e diventeranno) sempre meno care.
La decisione del Consiglio federale risulta dunque pragmatica e responsabile. Un passo era necessario. Doris Leuthard ha mostrato nuovamente grande abilità e senso dello Stato. In sedici anni di gestione Leuenberger il DATEC mai aveva preso una posizione chiara sul tema.
Inutile e dispersivo fermarsi sulle rigide posizioni ideologiche di due fronti che perseguono obiettivi incongruenti e inconciliabili. Ad interessare le parti non sono soluzioni sostenibili, ma interessi personali e la difesa di posizioni partitiche. Il nostro Paese ha però bisogno di strategie concretizzabili. Necessitiamo dell’energia indispensabile per crescere, ma nel contempo chiediamo e vogliamo sicurezza.
Dopo questa significativa decisione occorre subito comprendere che sono essenziali ulteriori scelte (non prorogabili!) importanti. Servono chiari investimenti a favore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. L’acqua è una grande risorsa per la Svizzera. È quindi indispensabile potenziare la produzione idroelettrica, anche con l’ausilio del pompaggio. In aggiunta ci sono ampi margini di manovra per il solare e l’eolico, accompagnati da una seria politica di risparmio e diminuzione dei consumi.
Se a medio e corto termine ciò non sarà sufficiente, occorrerà fare temporaneamente capo anche a fonti fossili, quali il gas e il carbone. Malgrado abbiano effetti negativi – grazie alle nuove tecnologie molto limitati – sull’ambiente, non possiamo farne a meno dipendendo eccessivamente dall’estero.
Il Governo federale ha dato un segnale chiaro alla popolazione e all’economia. Nel contempo ha anche lanciato una sfida. La conversione è possibile, ma bisogna agire. Evitiamo di perderci per strada nei meandri di ricorsi e ostruzionismo. La Svizzera ha il potenziale per disegnare una via senza nucleare nei prossimi 40 anni e dovrà cogliere il momento. Ci vorranno investimenti importanti. Abbiamo tempo a sufficienza, ma non c’è spazio per marciare sul posto o perdersi in discussioni ideologiche. Doris Leuthard docet!

Marco Romano, segretario cantonale PPD