(opinione su Corriere del Ticino, 22.06.2011)

A inizio settimana è tornato d’attualità il tema del numero di docenti nelle scuole cantonali ticinesi. Abbiamo vissuto un nuovo batti e ribatti sulla presunta crescente presenza di insegnanti frontalieri. Tutto molto affrettato e forse strumentalizzato. Sono emersi dati sorprendenti ma divergenti. Si è guardato al presente e nuovamente si è evitato di affrontare il problema reale, il domani.
Nel prossimo decennio la scuola ticinese vivrà un nuovo consistente ricambio generazionale. In numerose materie, a seguito del pensionamento di una generazione di docenti, si cercheranno nuovi insegnanti. Giovani laureati disposti a intraprendere una carriera nel sistema scolastico ticinese. In un mondo del lavoro cantonale nel quale i giovani necessitano di sbocchi, questa circostanza dovrebbe essere una buona notizia. Un’ottima e allettante occasione. Abbiamo infatti il tasso di disoccupazione giovanile più alto della Svizzera. Quale premessa migliore per aprire le porte delle nostre scuole a giovani docenti ticinesi? Quale presupposto migliore per orientare i giovani attualmente in formazione postobbligatoria verso l’insegnamento?
Questo ottimismo rischia tuttavia di scontrarsi con una realtà tanto preoccupante quanto viva. I giovani disposti e pronti a lanciarsi nel mondo dell’insegnamento sono sempre meno. I posti liberi ci saranno, ma dovranno quindi per forza maggiore – l’assenza di ticinesi! – essere occupati da personale straniero. Tanto paradossale, quanto allarmante. È impossibile preconfezionare una soluzione. Possiamo tuttavia aspettarci una seria riflessione, con conseguente elaborazione di una strategia, da parte dell’autorità cantonale. Parimenti è necessaria e complementare una presa di coscienza responsabile e lungimirante da parte di tutti gli attori coinvolti, famiglie e giovani compresi.


Ai giovani, con il sostegno delle famiglie, è lecito chiedere di valutare seriamente l’opzione di intraprendere un percorso formativo che porti a divenire insegnante. La scuola ticinese può certamente orientare in maniera mirata e proattiva una parte di studenti verso la carriera di docente. Il sistema formativo postobbligatorio e postuniversitario è sicuramente perfettibile con l’obiettivo di facilitare e stimolare l’inserimento dei giovani formati nella scuola ticinese. Al ruolo e al valore della professione di insegnante di scuola media occorre ridare la necessaria dignità.
Globalmente l’autorità cantonale, con la collaborazione della scuola ticinese e delle famiglie, deve cogliere al più presto questa sfida, trasformandola in opportunità per lo sviluppo di occasioni di impiego e formazione per i giovani ticinesi nel prossimo decennio. Eviteremo giovani disoccupati e rafforzeremo l’identità ticinese della nostra scuola. Muoviamoci.

Marco Romano, segretario cantonale del PPD