(editoriale Popolo e Libertà, 1 luglio 2011)

Finalmente, dopo anni di pressioni da parte del Parlamento, il Consiglio federale ha deciso di porre mano all’organizzazione dei dipartimenti. Si eliminano strutture parallele, si migliorano le sinergie. Il tutto a beneficio di uno Stato moderno ed efficace sia nella propria azione interna sia nei rapporti esterni.
Fino ad oggi illogicamente separati, dal 2013 tutti i settori della formazione, della ricerca e dello sviluppo saranno trasferiti al Dipartimento federale dell’economia (DFE). Si realizza quindi una riforma perorata fortemente e ripetutamente dal PPD. Nel 2009 il consigliere nazionale Ruedi Lunsetenberger aveva presentato una mozione orientata in tal senso. Questa primavera la consigliera nazionale Kathy Riklin aveva reiterato la richiesta nell’ambito dei lavori commissionali.
La decisione presa mercoledì  dal Consiglio federale è coerente. Permette di ottimizzare un settore chiave per la crescita del nostro Paese. Formazione, ricerca e sviluppo sono fattori determinanti per la crescita economica, creano lavoro e posti di lavoro, conservando nel contempo la Svizzera ai vertici dei ranking mondiali.


La decisione del Consiglio federale è accompagnata, forse stimolata, da importanti decisioni del Consiglio nazionale. Nella sessione estiva delle Camere appena terminata è infatti stata votata la nuova legge federale sull’aiuto alle scuole universitarie e sul coordinamento nel settore universitario svizzero. Si tratta della norma che concretizza il nuovo articolo costituzionale sulla formazione accettato dal popolo il 21 maggio 2006.
La nuova legge regola la collaborazione tra le università e le scuole universitarie professionali stimolando la complementarietà e la permeabilità. Tutte le regioni svizzere e i Cantoni saranno parte attiva, con competenze decisionali, nel mondo delle scuole universitarie svizzere. Il federalismo prende dunque una configurazione concreta. La realtà formativa e accademica svizzera cresce orientandosi al futuro in un contesto in rapida evoluzione. L’obiettivo è mantenere l’alta qualità odierna. L’elevato standard di competenze è la risorsa più importante nel nostro Paese.
La riorganizzazione dei settori della formazione e della ricerca, è accompagnata da altri spostamenti interdipartimentali che a detta del Consiglio federale, dovrebbero migliorare la capacità d’azione della Svizzera a livello europeo. L’Ufficio federale di veterinaria, finora di competenza del DFE, passa agli Interni. Le competenze in materia di sanità umana e animale saranno – logicamente – riunite in un unico dipartimento. Infine, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sarà il solo supervisore dell’Ufficio dell’integrazione, competenza che condivide attualmente con il DFE.
A Berna qualcosa si è mosso. Ci sono voluti anni di richieste per superare la mentalità conservativa dei funzionari dell’Amministrazione federale e per portare il Governo a prendere decisioni organizzative strategiche.
E in Ticino? Tutto tace, malgrado l’odierna organizzazione dell’apparato amministrativo sia ormai datata 1990. L’obiettivo a tendere è un’organizzazione di qualità, capace di rispondere alle sfide odierne per garantire la crescita del Ticino. Gli spazi di manovra e le necessità di riorganizzare taluni settori sono evidenti. Occorre attivarsi.

Marco Romano, segretario cantonale e direttore di Popolo e Libertà